#MELANIA #TRUMP E L’AMERICA DEI PICCOLI


Melania Trump: è tutta colpa sua

Melania Trump la pecora nera del sogno Americano. Non si parla d’altro o meglio non se ne parla nemmeno, se non per rinfrescare l’imbarazzo di averla come first lady. Così, mentre si chiude un anno difficile per l’editoria internazionale, il “fattore Melania” catalizza l’attenzione di tutto il mondo, a partire daVogue USA che sulla cover di dicembre in “simpatia” piazza per la terza volta Michelle Obama.


Trump e il protezionismo

Trump e il protezionismo? What??!Ma a noi interessa il gossip!
Storie di ripicche e di disappunto tra i big dell’editoria e delle élite, storie di salotti e complotti che trascinano dentro tutto il sistema moda, già in difficoltà, salvo rare eccezioni. Come se non ci fossero problemi seri a cui pensare. Eh sì, perché mentre stiamo a guardare da lontano le spassose puntate della soap opera “Melania: una first lady senza vestiti (Americani)”, ci si avvicina sempre di più alla fine di un anno difficile, che non promette niente di buono.
Un anno duro, difficile per la moda e per il lusso alla moda. Proprio in queste ultime settimane dagli Usa di Trump arrivano segnali che potrebbero influenzare un radicale cambiamento anche nella colonia Italiana. Sono in atto rivoluzioni economiche, politiche, sociali e culturali ad ampio spettro a partire dallo slancio”protezionistico”di Trump.
Questa politica, infatti, sarebbe orientata ad attuare una ri-nazionalizzazione dell’industria Americana, fatto che andrebbe a far morire le politiche di delocalizzazione tanto care ai grandi speculatori del fashion e della tecnologia, tanto per dirne due. Ma alla fine, che importa, meglio gettarsi sul “melodramma della vergogna” costruito dalla stampa intorno a Melania Trump. Tutto quello che avverrà, sarà poi una sorpresa o uno shock.


Crisi periodici: quale destino per Vogue&Co. ?

Crisi periodici, perché quella esiste ancora ed esisteva pure prima dell’avvento di Melania. Così, mentre Anna Wintour tace e si abbandona alla nostalgia della presidenza Obama, in Condé Nast le cose cambiano costantemente ed in modo preoccupante. Apprendiamo, per esempio, che Teen Vogue dal prossimo 2017 diventerà un trimestrale, ovvero, un cartaceo destinato ad essere comprato ogni tanto e magari conservato come cimelio.
Sul versante Europeo, invece, le agenzie di stampa ci informano che l’edizione di dicembre di Vogue Paris è stata curata da Karl in persona e che la copertina è stata scattata da Hedi Slimane (chissà, forse, segno criptico di un non così lontano passaggio del testimone in casa Chanel?). Comunque, si capisce no? Senza “l’attrazione” (forse) non si vende.
Così, in un gioco di matrioske (non si capisce bene chi tra gli attanti abbia più bisogno di una bella lucidata di popolarità) che non risparmia nemmeno la gatta Choupette, si deduce quanto il cartaceo, sempre più povero di investimenti, datato e orfano di idee, sia ufficialmente entrato nella terza e ultima età. Un’età priva di legittimazione sociale, che si gioca la carta del collezionismo. Ma non diciamolo ad alta voce, anzi, non parliamone proprio, ci sono rompicapi più incombenti a cui far fronte, primo tra tutti, appunto, quello di schierarsi contro o a favore di Melania Trump.
Editoriale







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